martedì 4 ottobre 2016

Le colonne d'Ercole

Per anni e anni la gente pensò che la Terra fosse piatta, come un'enorme torta, e che se uno fosse andato - cammina, cammina - fino al bordo, sarebbe potuto cadere giù, nello spazio infinito. C'era chi non se ne preoccupava troppo e chi invece era curioso. Uno di questi era Ulisse, re di Itaca. Aveva una moglie che amava, Penelope, e un bel bambino, Telemaco. Dovette partire per aiutare un amico, re Menelao, in una guerra contro Troia.
Poi, forse per sfortuna, forse per voglia di avventura, perdette la strada di casa. In viaggio ne vide di tutti i colori: giganti cannibali con un occhio solo, sirene ammaliatrici, maghe capaci di trasformare uomini in porci.
Alla fine tornò a casa giusto in tempo per impedire che Penelope sposasse uno dei pretendenti al suo trono abbandonato. Ma intanto Telemaco era cresciuto, così Ulisse gli lasciò il regno e seguì la sua voglia di conoscenza e di mondo. Questa volta voleva vedere cosa ci fosse oltre l'orlo della torta, e per fare questo doveva varcare una porta di cui tutti avevano paura, una lontana porta sul mare, sostenuta da due gigantesche colonne, le Colonne d'Ercole. Andò e non tornò mai per raccontare cosa avesse trovato. C'è stato qualcun altro che è andato, è passato da quella porta ed è tornato indietro. Ma questa è un'altra storia.




Fonte: 366 storie della Buonanotte di Tesera Buongiorno.

La vispa Teresa

C'era una volta un bruchino alquanto brutto, ma era un gran lavoratore. Tesseva e tesseva e alla fine si fece, con la seta, un vestito, anzi una casina, e ci si cgiuse dentro, per vestire se stesso in pace. Un bel giorno aprì la porta e uscì: era diventato una bellissima farfalla, dalle ali colorate e leggere, pareva un fiocco sui capelli, pareva un gioiello.
La vide un uccellino e storse il naso (o meglio, il becco) perchè gli uccellini non hanno nessun senso artistico, loro si nutrono di farfalle e quella aveva colori che non promettevano niente di buono, giallo e arancio, bordati di trina nera. Eran come un segnale stradale, come l'etichetta su un barattolo: < Lasciatemi in pace, sono disgustosa!>.
Era la farfalla Monarca, la più bella e la meno commestibile. Una regina. Visto che il suo segnale funzionava c'è stato anche chi lo ha copiato, come la Falsa Monarca, commestibile ma mimetizzata; anche il vestito rosso a pois neri della coccinella ha lo stesso significato, e la coccinella la scampa, salvo ad annegar poi, durante la sua migrazione, perchè ha le ali deboli e lontano arrivano in poche.
Chi non può difendersi coi colori si salva in un'altra maniera: una delle Caligo ad esempio, quando non ce la fa più, s'appoggia a un ramo capovolta e apre le ali, e l'uccellino inseguitore si trova davanti due occhi di gufo dipinti che lo fissan cattivi. Per questa trovata quella Caligo si chiama Farfalla Gufo. Ma non c'è difesa dalle vispe Terese, fanciullette e fanciulletti che corrono sul prato, muniti di retina per catturar farfalle, salvo pentirsi poi quando si ritrovano sulle dita la polverina colorata di quelle povere ali strapazzate.



Fonte: 366 storie della Buonanotte di Teresa Buongiorno