mercoledì 20 dicembre 2017

Matrimonio a Disneyland Paris? Ora si può!!!!

Stasera su RealTime alle ore 21.10 andrà in onda una puntata speciale di “Un diario di un Wedding Planner” capitanata da Enzio Miccio e girata a Disneyland Paris. ** Qui trovate la programmazione natalizia Disney 2017-18**
Chi di noi, come questa coppia fortunata, non ha mai sognato un matrimonio incantato e con uno scenario fiabesco come quello del parco Disney? Bè da questa primavera, il “Disney’s Fairy Tale Weddings” è sbarcato anche a Parigi.
Infatti è possibile organizzare il proprio matrimonio ai piedi del Castello della Bella Addormentata nel bosco, proprio a Disneyland.
Nello specifico vengono proposte due formule tra cui scegliere: la Royal Wedding Collections e la Romantic Wedding Collections.
Con la Royal Wedding Collections, le coppie avranno la possibilità di personalizzare ogni dettaglio della cerimonia, immersi in una location d’eccezione, con ospiti particolari, ovvero i personaggi Disney e con musica dal vivo.
Mentre con la Romantic Wedding Collections, le coppie potranno scegliere, tra tre location d’eccezione, dove celebrare le nozze e vivere quindi il loro sogno d’amore. Anche con questa formula ci saranno i personaggi Disney e la musica dal vivo.


Gli sposi, inoltre, potranno scendere dalla carrozza a forma di zucca e la sposa potrà indossare un vero abito da principessa o quello di un’eroina Disney. Le più romantiche invece alla Bridal Boutique potranno farsi confezionare un abito da sogno su misura.
Sicuramente queste formule Disney’s Fairy Tale Weddings renderanno la cerimonia magica e unica, grazie anche ad un team di Disney Wedding Planner che si occuperà di tutti i dettagli, per assicurarsi che gli sposi abbiano un matrimonio da favola.
Il costo per un matrimonio a Disneyland Paris è a partire da €32.000
.
Per informazioni e prenotazione potrete consultare il sito: http://www.disneylandparis.co.uk/events/disney-fairy-tale-weddings-collections/



Ora è proprio possibile dirlo: …il sogno realtà diverrà… 

Vi ricordiamo anche che è nata una collezione di abiti da sposa ispirati alle Principesse Disney ** QUI **

giovedì 14 dicembre 2017

I musicanti di Brema - Fratelli Grimm

Un uomo aveva un asino che lo aveva servito assiduamente per molti anni; ma ora le forze lo abbandonavano e di giorno in giorno diveniva sempre più incapace di lavorare.
Allora il padrone pensò di toglierlo di mezzo, ma l’asino si accorse che non tirava buon vento, scappò e prese la via di Brema: là, pensava, avrebbe potuto fare parte della banda municipale.
Dopo aver camminato un po’, trovò un cane da caccia che giaceva sulla strada, ansando come uno sfinito dalla corsa. “Perché‚ soffi così?” domandò l’asino. “Ah,” rispose il cane, “siccome sono vecchio e divento ogni giorno più debole e non posso più andare a caccia, il mio padrone voleva accopparmi, e allora me la sono data a gambe; ma adesso come farò a guadagnarmi il pane?” - “Sai?” disse l’asino. “Io vado a Brema a fare il musicante, vieni anche tu e fatti assumere nella banda.”
Il cane era d’accordo e andarono avanti. Poco dopo trovarono per strada un gatto dall’aspetto molto afflitto. “Ti è andato storto qualcosa?” domandò l’asino. “Come si fa a essere allegri se ne va di mezzo la pelle? Dato che invecchio, i miei denti si smussano e preferisco starmene a fare le fusa accanto alla stufa invece di dare la caccia ai topi, la mia padrona ha tentato di annegarmi; l’ho scampata, è vero, ma adesso è un bel pasticcio: dove andrò?” - “Vieni con noi a Brema: ti intendi di serenate, puoi entrare nella banda municipale.” Il gatto acconsentì e andò con loro. Poi i tre fuggiaschi passarono davanti a un cortile; sul portone c’era il gallo del pollaio che strillava a più non posso. “Strilli da rompere i timpani,” disse l’asino, “che ti piglia?” - “Ho annunciato il bel tempo,” rispose il gallo, “perché‚ è il giorno in cui la Madonna ha lavato le camicine a Gesù Bambino e vuol farle asciugare; ma domani, che è festa, verranno ospiti, e la padrona di casa, senza nessuna pietà, ha detto alla cuoca che vuole mangiarmi lesso, così questa sera devo lasciarmi tagliare il collo. E io grido a squarciagola finché‚ posso.” - “Macché‚ Cresta rossa,” disse l’asino, “vieni piuttosto con noi, andiamo a Brema; qualcosa meglio della morte lo trovi dappertutto; tu hai una bella voce e, se faremo della musica tutti insieme, sarà una bellezza!” Al gallo piacque la proposta e se ne andarono tutti e quattro.


Ma non potevano raggiungere Brema in un giorno e la sera giunsero in un bosco dove si apprestarono a passare la notte. L’asino e il cane si sdraiarono sotto un albero alto, mentre il gatto e il gallo salirono sui rami, ma il gallo volò fino in cima, dov’egli era più al sicuro. Prima di addormentarsi guardò ancora una volta in tutte le direzioni, e gli parve di vedere in lontananza una piccola luce, così gridò ai compagni che, non molto distante, doveva esserci una casa poiché‚ splendeva un lume. Allora l’asino disse: “Mettiamoci in cammino e andiamo, perché‚ qui l’alloggio è cattivo.” E il cane aggiunse: “Sì, un paio d’ossa e un po’ di carne mi andrebbero anche bene!” Perciò si avviarono verso la zona da cui proveniva la luce e, ben presto, la videro brillare più chiara e sempre più grande, finché‚ giunsero davanti a una casa bene illuminata dove abitavano i briganti. L’asino, che era il più alto, si avvicinò alla finestra e guardò dentro. “Cosa vedi, testa grigia?” domandò il gallo. “Cosa vedo?” rispose l’asino. “Una tavola apparecchiata con ogni ben di Dio e attorno i briganti che se la spassano.” - “Farebbe proprio al caso nostro,” disse il gallo. “Sì, sì; ah, se fossimo là dentro!” esclamò l’asino. Allora gli animali tennero consiglio sul modo di cacciar fuori i briganti, e alla fine trovarono il sistema. L’asino dovette appoggiarsi alla finestra con le zampe davanti, il cane saltare sul dorso dell’asino, il gatto arrampicarsi sul cane, e infine il gallo si alzò in volo e si posò sulla testa del gatto. Fatto questo, a un dato segnale incominciarono tutti insieme il loro concerto: l’asino ragliava, il cane abbaiava, il gatto miagolava e il gallo cantava; poi dalla finestra piombarono nella stanza facendo andare in pezzi i vetri. I briganti, spaventati da quell’orrendo schiamazzo, credettero che fosse entrato uno spettro e fuggirono atterriti nel bosco. I quattro compagni sedettero a tavola, si accontentarono di quello che era rimasto e mangiarono come se dovessero patir la fame per un mese.
Quando ebbero finito, i quattro musicisti spensero la luce e si cercarono un posto per dormire comodamente, ciascuno secondo la propria natura. L’asino si sdraiò sul letamaio, il cane dietro la porta, il gatto sulla cenere calda del camino e il gallo si posò sulla trave maestra; e poiché‚ erano tanto stanchi per il lungo cammino, si addormentarono subito. Passata la mezzanotte, i briganti videro da lontano che in casa non ardeva più nessun lume e tutto sembrava tranquillo; allora il capo disse: “Non avremmo dovuto lasciarci impaurire” e mandò uno a ispezionare la casa. Costui trovò tutto tranquillo andò in cucina ad accendere un lume e, scambiando gli occhi sfavillanti del gatto per carboni ardenti, vi accostò uno zolfanello perché‚ prendesse fuoco. Ma il gatto se n’ebbe a male e gli saltò in faccia, sputando e graffiando. Il brigante si spaventò a morte e tentò di fuggire dalla porta sul retro, ma là era sdraiato il cane che saltò su e lo morse a una gamba; e quando attraversò dl corsa il cortile, passando davanti al letamaio, l’asino gli diede un bel calcio con la zampa di dietro; e il gallo, che si era svegliato per il baccano, strillò tutto arzillo dalla sua trave: “Chicchiricchì!” Allora il brigante tornò dal suo capo correndo a più non posso e disse: “Ah, in casa c’è un’orribile strega che mi ha soffiato addosso e mi ha graffiato la faccia con le sue unghiacce e sulla porta c’è un uomo con un coltello che mi ha ferito alla gamba; e nel cortile c’è un mostro nero che mi si è scagliato contro con una mazza di legno; e in cima al tetto il giudice gridava: ‘Portatemi quel furfante!’ Allora me la sono data a gambe!” Da quel giorno i briganti non si arrischiarono più a ritornare nella casa, ma i quattro musicanti di Brema ci stavano così bene che non vollero andarsene. E a chi per ultimo l’ha raccontata ancor la bocca non s’è freddata.

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martedì 12 dicembre 2017

Barbablù

C'era una volta un uomo che aveva case bellissime in città e in campagna, vasellame d'oro e d'argento, suppellettili ricamate e berline tutte d'oro; ma, per sua disgrazia, quest'uomo aveva la barba blu e ciò lo rendeva così brutto e spaventoso che non c'era ragazza o maritata la quale, vedendolo, non fuggisse per la paura.
Una sua vicina, dama molto distinta, aveva due figliole belle come il sole. Egli ne chiese una in matrimonio, lasciando alla madre la scelta di quella che avesse voluto dargli. Ma nessuna delle due ne voleva sapere, e se lo rimandavano l'una all'altra, non potendo risolversi a sposare un uomo il quale avesse la barba blu. Un'altra cosa poi a loro non andava proprio a genio: era ch'egli aveva già sposato parecchie donne, e nessuno sapeva che fine avessero fatto.
Barbablù, per far meglio conoscenza, le condusse, insieme alla madre, a tre o quattro delle loro migliori amiche, e ad alcuni giovanotti del vicinato, in una delle sue ville in campagna, ove rimasero per otto giorni interi. Non si fecero che passeggiate, partite di caccia e di pesca, balli, festini e merende: non si dormiva neppure più, perché si passava tutta la notte a farsi degli scherzi l'uno con l'altro; insomma, tutto andò così bene che la minore delle due sorelle cominciò a trovare che il padron di casa non aveva più la barba tanto blu, ed era in fondo una gran brava persona. Non appena furono tornati in città, il matrimonio fu concluso.
In capo a un mese, Barbablù disse a sua moglie ch'egli era costretto ad intraprendere un viaggio, di almeno sei settimane, per un affare assai importante; la pregava di stare allegra durante la sua assenza: invitasse pure le sue amiche più care, le portasse in campagna, se voleva; insomma, pensasse sempre a passarsela bene.
«Ecco qui», le disse, «le chiavi delle due grandi guardarobe; ecco quelle del vasellame d'oro e d'argento che non si adopera tutti i giorni; ecco quelle delle mie casseforti dove tengo tutto il mio denaro, quelle delle cassette dove sono i gioielli, ed ecco infine la chiave comune che serve ad aprire ogni appartamento. Quanto a questa chiavetta qui, è quella che apre lo stanzino in fondo al grande corridoio a pianterreno; aprite pure tutto, andate pure dappertutto, ma quanto allo stanzino, vi proibisco di mettervi piede, e ve lo proibisco in modo tale che, non sia mai vi entraste, dalla mia collera vi potete aspettare ogni cosa!»
Lei promette d'ubbidire scrupolosamente agli ordini avuti e lui dopo averla abbracciata, sale in carrozza e parte per il suo viaggio.
Le vicine e le amiche del cuore non aspettarono che le si mandasse a chiamare per venire a trovare la sposina, tant'erano impazienti di vedere tutte le ricchezze della casa di lei, e non avendo osato di venirvi quando c'era il marito, sempre per via di quella barba blu che tanto le spaventava. Eccole subito a correre per tutte le sale, una più bella e ricca dell'altra. Salirono poi alle guardarobe dove non avevano occhi abbastanza per ammirare la quantità e la bellezza degli arazzi, dei letti, dei divani, degli stipi, dei tavolinetti, delle tavole grandi e degli specchi, dove ci si poteva specchiare dalla punta dei piedi fino ai capelli e le cui cornici, alcune di cristallo, altre d'argento o d'argento dorato, erano le più ricche e splendide che mai si fossero vedute. Non la finivano più di portare alle stelle e invidiare la fortuna della loro amica, ma questa non provava alcun piacere nel vedere tutte quelle ricchezze, perché non vedeva l'ora d'andare ad aprire lo stanzino a pianterreno.
La curiosità la spinse a un punto che, senza considerare quanto fosse sconveniente di lasciare lì, su due piedi, le amiche, ella vi andò, scendendo per una scaletta segreta e con una precipitazione tale che, due o tre volte, fu lì lì per rompersi l'osso del collo. Giunta dinanzi alla porta dello stanzino, esitò un momento prima d'entrarci, pensando alla proibizione del marito e considerando che la propria disubbidienza avrebbe potuto attirarle qualche guaio; ma la tentazione era così forte che non poté vincerla; prese la chiavetta e aperse con mano tremante la porta dello stanzino.
Dapprincipio ella non vide nulla, perché le finestre erano chiuse; ma a poco a poco cominciò ad accorgersi che il pavimento era tutto coperto di sangue rappreso, nel quale si rispecchiavano i corpi di parecchie donne morte e appese lungo le pareti. (Erano tutte le donne che Barbablù aveva sposato e che aveva sgozzato una dopo l'altra). Per poco non morì dalla paura, e la chiave dello stanzino, che ella aveva ritirato dalla serratura, le cadde di mano. Dopo essersi un tantino riavuta, raccolse la chiave, richiuse la porta e salì nella sua camera per riflettere un poco, ma non le riusciva tant'era la sua agitazione.
Essendosi accorta che la chiave dello stanzino era macchiata di sangue, la ripulì due o tre volte, ma il sangue non se ne andava via; allora la lavò e perfino la strofinò con la rena e col gesso: il sangue era sempre lì, perché la chiave era fatata, e non c'era mezzo di pulirla perbene: se si levava il sangue da una parte, rispuntava dall'altra.
La sera stessa Barbablù tornò dal suo viaggio; disse che per strada aveva ricevuto una lettera, dove gli si diceva che l'affare per il quale era partito, era stato già concluso in modo vantaggioso per lui. La moglie fece tutto il possibile per dimostrargli ch'ella era felice del suo pronto ritorno.
Il dì seguente egli le chiese le chiavi, lei le consegnò, ma con una mano così tremante che lui indovinò senza fatica tutto l'accaduto.
«Come mai», le chiese, «la chiavetta dello stanzino non si trova qui, insieme alle altre?»
«Forse», lei rispose, «l'ho lasciata in camera, sul mio tavolino.»
«Non tardate a restituirmela», disse Barbablù.
Dopo qualche inutile indugio, non si poté far a meno di portare la chiave. Barbablù, dopo averla ben guardata, disse alla moglie:
«Come mai c'è del sangue su questa chiave?».
«Non ne so nulla», rispose la poverina, più pallida della morte.
«Non ne sapete nulla?», replicò Barbablù, «ma io lo so benissimo! Siete voluta entrare nello stanzino! Ebbene, signora, adesso vi tornerete e prenderete posto accanto a quelle dame che avete visto lì dentro.»
Ella si gettò ai piedi del marito piangendo e chiedendogli perdono, con tutti i segni d'un sincero pentimento per la sua disubbidienza. Bella e addolorata com'era, avrebbe intenerito un macigno; ma Barbablù aveva il cuore più duro d'un macigno.
«Bisogna morire, signora», le disse, «e senza indugi.»



«Dato che devo morire», ella rispose guardandolo con gli occhi pieni di lagrime, «datemi almeno un po' di tempo per raccomandarmi a Dio.»
«Vi accordo un mezzo quarto d'ora», rispose Barbablù, «ma non un minuto di più.»
Rimasta sola, ella chiamò sua sorella e le disse: «Anna», era questo il suo nome, «Anna, sorella mia, sali, ti prego, sali in cima alla torre per vedere se i nostri fratelli, per caso, non stiano arrivando; mi avevano promesso di venire a trovarmi quest'oggi, e se li vedi, fa' loro segno di affrettarsi».
La sorella Anna salì in cima alla torre e la povera infelice le gridava di quando in quando: «Anna, sorella mia, vedi arrivare nessuno?».
E la sorella Anna le rispondeva: «Vedo soltanto il sole che dardeggia e l'erba che verdeggia».
Intanto Barbablù, brandendo un coltellaccio, gridava a sua moglie, con quanto fiato aveva in corpo: «Scendi giù subito, o salgo su io!».
«Ancora un momentino, per piacere», gli rispose la moglie; e, subito dopo, riprese con voce soffocata:
«Anna, sorella mia, vedi arrivare nessuno?». E la sorella Anna rispondeva: «Vedo soltanto il sole che dardeggia e l'erba che verdeggia».
«Scendi giù subito», gridava Barbablù, «o salgo su io!»
«Adesso vengo», rispondeva la moglie; e poi gridava: «Anna, sorella mia, vedi arrivare nessuno?».
«Vedo...», rispondeva la sorella Anna, «vedo un gran polverone che viene da questa parte.»
«Sono i nostri fratelli?»
«Ahimè no! sorella mia! È soltanto un branco di pecore!»
«Insomma, vuoi scendere o no?», sbraitava Barbablù.
«Ancora un momento!», rispondeva la moglie; e poi gridava:
«Anna, sorella mia, vedi arrivare nessuno?».
«Vedo...», rispose la sorella, «vedo due cavalieri che vengono da questa parte, ma sono ancora molto lontani... Dio sia lodato!», esclamò un attimo dopo, «sono proprio i nostri fratelli! Faccio loro tutti i segni che posso, perché si sbrighino a venire.»
Barbablù si mise a gridare così forte da far tremare la casa. La povera donna scese giù da lui e, tutta piangente e scarmigliata, andò a gettarsi ai suoi piedi.
«Inutile far tante storie!», disse Barbablù, «dovete morire!» Poi, afferrandola con una mano per i capelli, e con l'altra brandendo in aria il coltellaccio, si accinse a tagliarle la testa. La povera donna, volgendosi verso di lui e guardandolo con lo sguardo annebbiato, lo pregò di concederle un ultimo istante per potersi raccogliere.
«No», lui disse, «e raccomandati a Dio!» Poi, alzando il braccio...
A questo punto, bussarono così forte alla porta di casa che Barbablù si fermò interdetto. Fu aperto, e subito si videro entrare due cavalieri che, sguainando la spada, si gettarono su Barbablù.
Lui riconobbe ch'erano i fratelli di sua moglie, uno dragone, l'altro moschettiere, e allora si diede a fuggire per mettersi in salvo; ma i due fratelli gli corsero dietro così lesti che lo acciuffarono prima ancora che avesse potuto raggiungere la scala. Lo passarono da parte a parte con le loro spade e lo lasciarono morto. La povera donna era anche lei quasi morta come il marito e non aveva la forza di alzarsi per abbracciare i suoi fratelli.
Si scoperse che Barbablù non aveva eredi; così la moglie diventò padrona d'ogni suo avere. Ne adoperò una parte a maritare la sorella Anna con un giovane cavaliere che l'amava da molto tempo; un'altra parte a comperare il grado di capitano ai fratelli; e il rimanente, a maritarsi con un galantuomo che le fece dimenticare i brutti giorni che aveva passati con Barbablù.



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lunedì 11 dicembre 2017

Il canto di Natale di Topolino.

Il Canto di Natale di Topolino è un cortometraggio Disney del 1983, ed è in gran parte un adattamento animato di un musical audio del 1974 della Disneyland Records intitolato An Adaptation of Dicken's Christmas Carol


Durante la vigilia di Natale del 1843, mentre tutta l'Inghilterra vittoriana è nello spirito allegro del Natale, Ebenezer Scrooge (Paperon de' Paperoni) pensa solo al denaro che ha guadagnato e a farne di più. Mentre i pensieri egoisti di Scrooge frullano nella sua testa, Bob Cratchit (Topolino), esausto e sottopagato (la miseria di due scellini e mezzo penny al giorno), continua a lavorare a lungo e duramente per lui. Cratchit chiede a malincuore una "mezza giornata" libera per il Natale, per la quale Scrooge gli risponde che non verrà pagato. Fred (Paperino), l'allegro nipote di Scrooge, invita lo scorbutico zio alla cena di Natale - tacchino ripieno di castagne, dolce di frutta con salsa di limone, frutta candita e dolcetti allo zenzero. Scrooge rifiuta, affermando di non poter mangiare quella roba. Quando i collettori Topus e Talpino, insieme ai mendicanti delle strade, gli chiedono gentilmente una semplice donazione, Scrooge risponde ai due che, se lo fa, i poveri non saranno più poveri, e così loro (i collettori) resteranno senza lavoro. Conclude dicendo "non chiedetemi di farvi perdere il lavoro, non alla vigilia di Natale".
Più tardi, tornato a casa, Scrooge viene visitato dal fantasma di Jacob Marley (Pippo), l'avido socio di Scrooge morto sette anni prima. A causa della sua crudeltà nella vita, egli è destinato a portare delle pesanti catene per l'eternità. Avverte Scrooge che un destino simile accadrà a lui a meno che non cambi, e che sarà visitato da tre spiriti. Poi Marley se ne va, cadendo giù per le scale dopo aver evitato di inciampare nuovamente sul bastone di Scrooge. Il primo spirito, lo Spirito del Natale Passato (Grillo Parlante), mostra a Scrooge il suo passato. La sua ossessione per il denaro lo aveva portato a spezzare il cuore della sua fidanzata Isabelle (Paperina), precludendole l'ipoteca sul cottage per la luna di miele.
Il secondo spirito, lo Spirito del Natale Presente (Willie il gigante), arriva e mostra a Scrooge la povera famiglia dei Cratchit, che conservano ancora un atteggiamento di festa nella loro casa nonostante le loro difficoltà. Il giovane figlio di Bob, il piccolo Tim, si rivela essere malato, e Willie predice una tragedia se la vita sventurata della famiglia non cambierà. Tuttavia, proprio quando Scrooge è disperato di conoscere il destino di Tim, lo Spirito del Natale Presente e la casa scompaiono. Il terzo e ultimo spirito, lo Spirito del Natale Futuro (una figura incappucciata che si rivela essere Gambadilegno), porta Scrooge nel futuro in un cimitero. Quando vede Bob in lutto per la morte del piccolo Tim, Scrooge è sconvolto e chiede se questo futuro può essere cambiato.
Due becchini (donnole da Le avventure di Ichabod e Mr. Toad) sono divertiti dal fatto che nessuno abbia partecipato al funerale di Scrooge mentre scavano la sua tomba. Dopo che le donnole se ne sono andate per una pausa, il fantasma rivela la tomba di Scrooge accendendo un fiammifero. Il fantasma lo spinge nella sua tomba chiamandolo "l'uomo più ricco di tutto il cimitero". Nonostante giuri di cambiare, Scrooge cade in una bara vuota che si spalanca verso l'inferno.
Tuttavia, Scrooge si risveglia improvvisamente il giorno di Natale. Essendogli stata data un'altra possibilità, si mette la giacca sopra la camicia da notte, prende il suo bastone e il cappello a cilindro, e va a visitare i Cratchit, donando allegramente una generosa quantità di denaro lungo la strada (di cui 100 sovrane d'oro a Topus e Talpino, i collettori di beneficenza del giorno prima) e dicendo a Fred che verrà alla cena. Poi cerca di giocare uno scherzo a Bob, trascinando in casa un grosso sacco presumibilmente pieno di biancheria e annunciando burbero che ci saranno degli straordinari in futuro. Ma per la gioia dei Cratchit, il sacco è invece pieno di giocattoli e di un grande tacchino per la cena. Scrooge dà a Bob un aumento e lo fa suo socio nel suo ufficio contabile, e il piccolo Tim proclama "Dio ci benedica, tutti quanti!".

Fonte: Wikipedia 

martedì 5 dicembre 2017

Primark: la Bella e la Bestia.

Buonasera disneyani, rieccoci a parlare di Primark. Solo qualche settimana fa vi avevamo suggerito di fare un giro sia sul sito -> LEGGI L'ARTICOLO QUI <- per eventuali acquisti natalizi firmati Disney ed anche stasera torniamo a farlo perchè gli articoli Disney NON sono finiti, infatti è stata creata una collezione dedicata ad uno del classici più dolci ed emozionanti di sempre: "La Bella e la Bestia".
Ma vediamo nel dettaglio che cosa potrete acquistare:
Copri piumino di Belle e plaid con Chicco, Mrs Bric e Tockins
Salvadanaio di Mrs. Bric.
Orologio di Tockins.
Ma anche....
...la fantastica teiera di Mrs. Bric e la tazzina di Chicco.
Ed infine un set di tazze con Belle e la Bestia.
Credo che ci sia ben poco da fare, se non correre in uno dei negozi!!!!!! Tra l'altro lo stesso sito consiglia di affrettarvi, in quanto gli arredi a tema Disney vanno a ruba!! E leggiamo anche sui vari social network, che a breve dovrebbe arrivare anche Lumiere. 
Chissà cos'altro avrà in serbo per noi Primark, è proprio il caso di dire che ogni tanto è vero che i ...sogni son desideri!!!!!

Alla prossima....

Potete consultare i prezzi sul sito PRIMARK

sabato 2 dicembre 2017

Natale con Disney: programmazione natalizia 2017/2018!

Amici ed amiche disneyani, il Natale è ormai alle porte e con lui anche la programmazione Disney per questo magico periodo dell'anno.
Come ogni anno, siamo prontissimi ad accogliere la Magia Disney nelle nostre case.
Vi ricordiamo che date e orari saranno in continuo aggiornamento. 



DICEMBRE 2017:


GIOVEDI' 28 DICEMBRE
- Ore 21.20: La carica dei 101 – Questa volta la magia è vera - RAI 2
- Ore (a seguire): La carica dei 102 – Un nuovo colpo di coda - RAI 2

VENERDI' 29 DICEMBRE- Ore 21.20: Maleficient – RAI 1

SABATO 30 DICEMBRE

- Ore 07.25: Mucche alla riscossa – RAI 2
- Ore 16.50: Toy Story 3 –
RAI 3

DOMENICA 31 DICEMBRE

- Ore 07.40: Trilli e il grande salvataggio –
RAI 2
- Ore 08.50: Trilli e il segreto delle ali – RAI 2
- Ore 10.00: Lilo e Stitch – RAI 2
- Ore 13.35: Aladdin – RAI 2
- Ore 15.00: Robin Hood – RAI 2
- Ore 16.30: Planes – RAI 2
- Ore 18.00: Planes 2 – RAI 2
- Ore 19.25: Dumbo - RAI 2
- Ore 21.20: Gli Aristogatti - 
RAI 2

- Ore 22.55: Uno zoo in fuga - RAI 2
GENNAIO 2018:
LUNEDI’ 1 GENNAIO
- Ore 07.00: GForce Superspie in missione - 
RAI 2
- Ore 21.20: Rapunzel - L'intreccio della torre - RAI 2
- Ore 23.05: La principessa e il ranocchio - RAI 2


MERCOLEDI’ 3 GENNAIO
- Ore 10.30: Hercules RAI 3

VENERDI’ 5 GENNAIO
- Ore 21.25: Cenerentola (Live Action 2015) – RAI 1

SABATO 6 GENNAIO
- Ore 16.40: Gli Incredibili – RAI 3
- Ore 21.05: Alice in Wonderland – RAI 2

Questo articolo sarà in continuo aggiornamento...
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A presto!!!!