L'estate era iniziata; i campi agitavano le loro spighe dorate, mentre il fieno tagliato profumava la campagna.
In un luogo appartato, nascosta da fitti cespugli vicini ad un laghetto, mamma anatra aveva iniziato la nuova cova.
Siccome
riceveva pochissime visite, il tempo le passava molto lentamente ed era
impaziente di vedere uscire dal guscio la propria prole… finalmente,
uno dopo l'altro, i gusci scricchiolarono e lasciarono uscire alcuni
adorabili anatroccoli gialli.
- Pip! Pip! Pip! Esclamarono i nuovi nati, il mondo è grande ed è bello vivere!-
-
Il mondo non finisce qui,- li ammonì mamma anatra,- si estende ben
oltre il laghetto, fino al villaggio vicino, ma io non ci sono mai
andata. Ci siete tutti? - Domandò.
Mentre si avvicinava, notò che l'uovo più grande non si era ancora schiuso e se ne meravigliò.
Si mise allora a covarlo nuovamente con aria contrariata.
- Buongiorno! Come va? - Le domandò una vecchia anatra un po' curiosa che era venuta in quel momento a farle visita.
- Il guscio di questo grosso uovo non vuole aprirsi, guarda invece gli altri piccoli, non trovi che siano meravigliosi?-
-
Mostrami un po' quest'uovo. - Disse la vecchia anatra per tutta
risposta. - Ah! Caspita! Si direbbe un uovo di tacchina! Ho avuto anche
io, tempo fa, Questa sorpresa: Quello che avevo scambiato per un
anatroccolo era in realtà un tacchino e per questo non voleva mai
entrare in acqua. Quest'uovo è certamente un uovo di tacchino.
Abbandonalo ed insegna piuttosto a nuotare agli altri anatroccoli!-
- Oh! Un giorno di più che vuoi che mi importi! Posso ancora covare per un po'. - Rispose l'anatra ben decisa.-
- Tu sei la più testarda che io conosca! - Borbottò allora la vecchia anatra allontanandosi.
Finalmente il grosso uovo si aprì e lascio uscire un grande anatroccolo brutto e tutto grigio.
- Sarà un tacchino! - Si preoccupò l'anatra. - Bah! Lo saprò domani!-
Il
giorno seguente, infatti, l'anatra portò la sua piccola famiglia ad un
vicino ruscello e saltò nell'acqua: gli anatroccoli la seguirono tutti,
compreso quello brutto e grigio.
- Mi sento già più sollevata, -
sospirò l'anatra, - almeno non è un tacchino! Ora, venite piccini, vi
presenterò ai vostri cugini.-
La piccola comitiva camminò faticosamente fino al laghetto e gli anatroccoli salutarono le altre anatre.
-
Oh! Guardate, i nuovi venuti! Come se non fossimo già numerosi!… e
questo anatroccolo grigio non lo vogliamo! - Disse una grossa anatra,
morsicando il poverino sul collo.-
- Non fategli male! - Gridò la
mamma anatra furiosa - E' così grande e brutto che viene voglia di
maltrattarlo! - Aggiunse la grossa anatra con tono beffardo.- E' un vero
peccato che sia così sgraziato, gli altri sono tutti adorabili, -
rincarò la vecchia anatra che era andata a vedere la covata.
- Non
sarà bello adesso, può darsi però che, crescendo , cambi; e poi ha un
buon carattere e nuota meglio dei suoi fratelli, - assicurò mamma
anatra, -
-La bellezza, per un maschio, non ha importanza, -
concluse, e lo accarezzò con il becco - andate, piccoli miei,
divertitevi e nuotate bene!-
Tuttavia, l'anatroccolo, da quel giorno
fu schernito da tutti gli animali del cortile: le galline e le anatre lo
urtavano, mentre il tacchino, gonfiando le sue piume, lo impauriva.
Nei
giorni che seguirono, le cose si aggravarono: il fattore lo prese a
calci e i suoi fratelli non perdevano occasione per deriderlo e
maltrattarlo.
Il piccolo anatroccolo era molto infelice. Un giorno, stanco della situazione, scappò da sotto la siepe.
Gli uccelli, vedendolo, si rifugiarono nei cespugli. "sono così brutto che faccio paura!" pensò l'anatroccolo.
Continuò
il suo cammino e si rifugiò, esausto, in una palude abitata da anatre
selvatiche che accettarono di lasciargli un posticino fra le canne.
Verso sera, arrivarono due oche selvatiche che maltrattarono il povero anatroccolo già così sfortunato.
Improvvisamente,
risuonarono alcuni spari… le due oche caddero morte nell'acqua! I
cacciatori, posti intorno alla palude, continuarono a sparare. Poi i
lori cani solcarono i giunchi e le canne. Al calar della notte, il
rumore cessò.
Il brutto anatroccolo ne approfittò per scappare il più
velocemente possibile. Attraversò campi e prati, mentre infuriava una
violenta tempesta. Dopo qualche ora di marcia, arrivò ad una catapecchia
la cui porta era socchiusa.
L'anatroccolo si infilò dentro: era la
dimora di una vecchia donna che viveva con un gatto ed una gallina. Alla
vista dell'anatroccolo, il micio cominciò a miagolare e la gallina
cominciò a chiocciare, tanto che la vecchietta, che aveva la vista
scarsa, esclamò:
- Oh, una magnifica anatra! Che bellezza, avrò anche
le uova… purché non sia un' anatra maschio! Beh, lo vedremo, aspettiamo
un po'!-La vecchia attese tre lunghe settimane… ma le uova non
arrivarono e cominciò a domandarsi se fosse davvero un'anatra! Un
giorno, il micio e la gallina, che dettavano legge nella stamberga,
interrogarono l'anatroccolo:
- Sai deporre le uova? - domandò la gallina;
- No… - rispose l'anatroccolo un po' stupito.
- Sai fare la ruota? - domandò il gatto;
- No, non ho mai imparato a farla! - rispose l'anatroccolo sempre più meravigliato.
-
Allora vai a sederti in un angolo e non muoverti più! - gli intimarono i
due animali con cattiveria.Improvvisamente, un raggio di sole e un
alito di brezza entrarono dalla porta.
L'anatroccolo ebbe subito una grande voglia di nuotare e scappò lontano da quegli animali stupiti e cattivi.
L'autunno era alle porte, le foglie diventarono rosse poi caddero.
Una
sera, l'anatroccolo vide alcuni bellissimi uccelli bianco dal lungo
collo che volavano verso i paesi caldi. Li guardò a lungo girando come
una trottola nell'acqua del ruscello per vederli meglio: erano cigni!
Come li invidiava!
L'inverno arrivò freddo e pungente; l'anatroccolo
faceva ogni giorno un po' di esercizi nel ruscello per riscaldarsi. Una
sera dovette agitare molto forte le sue piccole zampe perché l'acqua
intorno a lui non gelasse: ma il ghiaccio lo accerchiava di minuto in
minuto… finché, esausto e ghiacciato, svenne.
Il giorno seguente, un
contadino lo trovò quasi senza vita; ruppe il ghiaccio che lo circondava
e lo portò ai suoi ragazzi che lo circondarono per giocare con lui.
Ahimè, il poveretto ebbe una gran paura e si gettò prima dentro un
bidone di latte e poi una cassa della farina. Finalmente riuscì ad
uscire e prese il volo inseguito dalla moglie del contadino.
Ancora una volta il brutto anatroccolo scappò ben lontano per rifugiarsi, esausto, in un buco nella neve.
L'inverno
fu lungo e le sue sofferenze molto grandi… ma un giorno le allodole
cominciarono a cantare e il sole riscaldò la terra: la primavera era
finalmente arrivata!
L'anatroccolo si accorse che le sue ali
battevano con molto più vigore e che erano anche molto robuste per
trasportarlo sempre più lontano. Partì dunque per cercare nuovi luoghi e
si posò in un prato fiorito. Un salice maestoso bagnava i suoi rami
nell'acqua di uno stagno dove tre cigni facevano evoluzioni graziose.
Conosceva bene quei meravigliosi uccelli! L'anatroccolo si lanciò
disperato verso di loro gridando:
- Ammazzatemi, non sono degno di voi!-
Improvvisamente
si accorse del suo riflesso sull'acqua: che sorpresa! Che felicità! Non
osava crederci: non era più un anatroccolo grigio… era diventato un
cigno: come loro!!
I tre cigni si avvicinarono e lo accarezzarono con
il becco dandogli così il benvenuto, mentre alcuni ragazzi attorno allo
stagno declamavano a gran voce la sua bellezza e la sua eleganza.
Mise
la testa sotto le ali, quasi vergognoso di tanti complimenti e tanta
fortuna: lui che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo era
finalmente felice e ammirato.
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