mercoledì 27 marzo 2013

L'anello: promessa d'amore

Fin dal tempo dell’antica Roma l’anello era il pegno d’amore che il fidanzato donava alla propria amata. Allora esso non era di nobile metallo, nondimeno era portatore di quella promessa che suggellava un impegno per la vita: il matrimonio.
L’anello viene portato all’anulare sinistro poiché già nell’antica liturgia cattolica il celebrante delle nozze, dopo aver toccao le prime tre dita della mano sinistra, diceva: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo…” e arrivava al quarto dito: l’anulare.
Inoltre la tradizione romantica tramanda fino ai giorni nostri che l’anello si indossa all’anulare sinistro perché proprio da lì passa la vena che arriva al cuore.
La storia ci informa che la tradizione dell’anello di fidanzamento fu importata dall’Egitto, questa come tante altre è arrivata a noi attraverso il Mar Mediterraneo, contenitore e veicolo di storie e di leggende.
Fino al 1400 raramente l’anello fu di oro, più spesso era di un qualsiasi metallo, ma da allora in poi chi poteva impreziosire il semplice cerchietto d’oro lo arricchiva di una luminosissima gemma: il diamante, che irradiò col suo splendore la mano delle giovani promesse e divenne l’anello di fidanzamento così come si intende ai giorni nostri.
Il diamante è il segno della perseveranza e sottolinea l’unione duratura negli anni. L’anello di fidanzamento più classico è il solitario, ossia un unico diamante incastonato preferibilmente in oro bianco o in platino affinché la gemma sostenuta da questi nobili metalli si possa manifestare in tutto il suo splendore. Non è importante la grandezza della gemma ma la sua qualità, può essere di venti punti, di trenta, di cinquanta punti, si può parlare di uno o più carati, ciò che è estremamente importante è il colore: il diamante deve essere una gemma bianca, cioè volgendosi alla luce naturale essa non deve avere riflessi gialli. Il taglio della gemma deve rasentare la perfezione: tutte le sfaccettature devono avere delle proporzioni tali da avvicinarsi al taglio di diamante perfetto.
L’anello di fidanzamento ai giorni nostri viene regalato dal fidanzato in qualsiasi momento della storia d’amore, ma un tempo non era così. La mia Sicilia, ad esmpio, tramanda racconti che oggi farebbero sorridere: quando non erano le famiglie a scegliere il futuro consorte, il fidanzato, dopo un lungo corteggiamento, incaricava una persona di fiducia, uno zio o un parente autorevole, che recandosi dalla famiglia della ragazza metteva la così detta “buona parola” per il fidanzamento in casa. Se i genitori della ragazza si dimostravano disponibili allora il fidanzato si recava a casa della futura sposa con la propria famiglia al seguito e con l’anello di fidanzamento. Questo poteva essere acquistato o poteva essere un gioiello di famiglia tramandato da generazioni.
La tradizione del fidanzamento “in casa” si è evoluta anche in Sicilia, oggi la coppia dei fidanzati decide in piena autonomia, mentre la tradizione dell’anello di fidanzamento continua a conservare le sue caratteristiche e il suo valore.
Oltre che un solitario l’anello può incastonare anche una pietra colorata, un rubino, uno smeraldo o uno zaffiro contornato da diamanti che ne esaltano la bellezza. L’anello può essere anche una vera che incastona tanti diamanti che si rincorrono l’un l’altro.
Mi sono soffermata sulla denominazione “diamante” perché questa non specifica la forma, bensì la pietra naturale così come si estrae dalla miniera. La forma quadrata del diamante prende il nome di carré, la forma rettangolare prende il nome di baguette, la forma tonda prende il nome di brillante e ciò perché tutte le sue sfaccettature fanno sì che la luce entrando in ognuna di loro ne fuoriesca facendo brillare in modo unico la gemma.
Se la gemma è bianca, pulita (cioè senza imperfezioni all’interno che disturbino il movimento della luce), e se ha anche un buon taglio, anche un piccolo diamante, purchè regalato con sentimento, può diventare il più prezioso degli anelli.
Quando desiderate acquistare una gemma, recatevi da un negoziante di fiducia, perché  la garanzia non basta a dimostrare nel tempo la qualità.




lenozzemagazine.it

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